Per noi il cosplay è, a tutti gli effetti, una forma d’arte.
Esso riunisce in un’unica attività moltissime capacità ed abilità, dal cucito alla creazione di accessori con i modi e i materiali più disparati, dall’acconciatura di parrucche alla modifica di abiti e calzature già esistenti, fino ad arrivare alle qualità attoriali, interpretative e persino registiche.
Chiama in gioco anche il colpo d’occhio, la capacità di ottenere i migliori risultati anche con i mezzi più umili e meno ortodossi, testando e spronando continuamente la propria inventiva.
Inoltre, il cosplay non si ferma né si deve fermare al semplice indossare un costume, ma deve andare oltre, a fondo nella psiche del personaggio, per potersi atteggiare ed essere in grado di improvvisare a tutto tondo nei panni del nostro beniamino di turno.
Il cosplay è, quindi, arte che coinvolge altre arti. Ed un buon cosplayer è, dunque, un artista.
Una parte significativa della sottocultura cosplay sono le brevi scenette (o esibizioni) in cui i cosplayer recitano la parte del personaggio di cui indossano il costume, re-interpretando fedelmente determinati passaggi del film, fumetto o serie TV da cui il personaggio è stato tratto, o al contrario fornendone un’interpretazione personale in chiave parodica quando non demenziale.
Non è raro vedere alle varie gare di cosplay lunghe interpretazioni spesso complete di colonne sonore, accessori vari e in alcuni casi dei micro-set che si rifanno alle ambientazioni della storia.